Lettera del Dirigente Scolastico

21 febbraio 2020: da più voci, prima dell’inizio dell’orario scolastico, vengo informata che “il Coronavirus è arrivato qui: Codogno e Casalpusterlengo tra i paesi interessati”. E adesso? Stupore e incertezza. Si riprende una sorta di normalità che verrà drasticamente bloccata di lì a breve. Zona rossa. Chiuso tutto.
Durante le vacanze di Carnevale – sirene delle ambulanze in sottofondo- insieme ad un gruppo di docenti mettiamo a punto una “didattica a distanza”, differenziata per ordine di scuola: abbiamo bisogno di riscrivere la quotidianità. Partiamo con la modalità asincrona proponendo materiali, attività, video e audio con lo scopo principale di comunicare ai nostri alunni “guardate che ci siamo, stiamo pensando a voi”. Nel frattempo, però, si sceglie la piattaforma per le videolezioni usufruibili anche da smartphone, perché lo sforzo maggiore è stato ed è ancora oggi quello di recuperare ogni singolo alunno, dare la possibilità a tutti di esserci. Si monitora il lavoro, si fanno prove per implementare la didattica a distanza sincrona. Dapprima nella scuola secondaria di 1^ grado e, man mano, nella Primaria e, in parte, anche nell’Infanzia. Si sente la necessità di ridurre le distanze e di tornare a vedersi e parlarsi. Ancora prima che luogo di trasmissione di contenuti, la videolezione è luogo d’incontro: ci sei? Noi ci siamo! “Prof. ma quando si torna?”, “Maestra poi ci vediamo ancora”. Ecco, i docenti della Primaria mi parlano della difficoltà del distacco: tutti i bambini che vogliono salutare e salutarsi con la promessa di rivedersi. La necessità di mettere in atto ritualità rassicuranti, così come nella scuola in presenza, ora diventa più stringente e necessaria.
Loro i bambini, loro i nostri pre-adolescenti hanno inconsapevolmente, ma fortemente motivato i docenti: nessuno si è tirato indietro, anzi. Tutti a scoprire, a sperimentare la didattica a distanza, a trovare soluzioni, a seguire regole comuni. Un “learning by doing” vero, efficace, continuo.
Già nel nostro istituto si lavorava con GSuite for Education: è stato così semplice pensare alla classe virtuale per tutti (Classroom) e alla piattaforma Meet per le videolezioni. Oltre, naturalmente, alle comunicazioni sul registro elettronico.
Sul sito della scuola, poi, sono state dedicate più sezioni per la DaD (didattica a distanza) in cui sono presenti informazioni, video-tutorial per alunni, docenti e genitori; specifiche indicazioni per ogni ordine di scuola; più sezioni con risorse presenti nel web quali audiolibri, tour virtuali, giochi didattici, video-lezioni; link a RaiScuola, Istituto Luce ed altro.
Una volta alla settimana il team docenti o il consiglio di classe si incontra su Meet per definire le attività, i tempi, la modalità di erogazione della DaD e il confronto su eventuali problemi nati nelle giornate precedenti. In genere nella scuola secondaria di 1^ grado sono almeno due i docenti in video-lezione. Sorprende quanto gli alunni, ad esempio, abbiano appreso subito le regole della nuova convivenza: togliere il microfono, per chiedere la parola bisogna scrivere sulla chat, si entra nella lezione all’orario prestabilito presentandosi in modo decoroso. Con le video-lezioni, poi, la scuola entra nelle case degli alunni, nelle loro camerette, in cucina, conosce fratellini, sorelline, animali da compagnia.
I nostri alunni collaborano efficacemente con i docenti. Un esempio: sono state proposte persino le “pillole di movimento”. La necessità di muoversi, seppur in spazi angusti e, comunque, in sicurezza ha fatto sì di reperire in casa oggetti per lavorare su schemi motori di base affrontati in videolezione con cucchiaio da cucina e pacchetto di fazzoletti; sull’equilibrio con cuscino e cucchiaio; sulla contrazione muscolare con salvietta e calzini arrotolati: alunni che propongono a tutta la classe degli esercizi e insieme al docente li eseguono e ne valutano l’efficacia.
Non possiamo dimenticare il notevole impegno dei genitori, dei rappresentanti di classe e d’istituto, dell’animatrice e del team digitale, dei docenti, di tutto il personale scolastico che ha fatto sì che ci riconoscessimo come vera comunità educante, favorendo così attività di monitoraggio, feedback, comunicazione senza le quali non saremmo riusciti a frenare i danni della nota emergenza.
Ed ora? Come si va avanti? Arrivati a questo punto, ci aspetta la chiusura dell’anno scolastico: valutazioni, scrutini, esami. Al di là delle legittime domande: come, che cosa valutare? Al di là del legittimo dubbio: si faranno scrutini ed esami a distanza? Rimane un clima di malinconica ineluttabilità: tutti quei riti di passaggio da un ordine di scuola all’altro, sottolineati da momenti di incontro, di festa, di scambio (e penso alla “patente di bravo pedone”, alla consegna del diplomino e del “tocco” all’infanzia; all’addio alle maestre e ai maestri nella scuola primaria, che è poi un arrivederci perché la scuola secondaria di 1^ grado è vicina) come potremo recuperarli nel loro valore e significato più profondo?
E penso ai futuri remigini.
E penso ai futuri alunni di prima secondaria di 1^ grado.
Penso alle loro paure, al loro smarrimento, catapultati in un ambiente sconosciuto (perché non abbiamo fatto in tempo a conoscerlo), tra persone sconosciute, con nuovi compagni, con nuovi orari e nuove ritualità. Ognuno al proprio banco.
Ma sarà davvero così? A settembre tutto ricomincerà con i tempi e i ritmi di sempre? Con le aule e con i banchi e la lavagna?
Ora come ora, non abbiamo elementi per poter dare una risposta.
Di sicuro, in presenza o a distanza, per settembre chiederò ai docenti di fare di tutto per recuperare almeno in parte quel rito di passaggio che è venuto meno, per studiare un’accoglienza adeguata. Mi immagino classi virtuali o in presenza in cui le docenti dell’Infanzia, nelle prime settimane, salutano i remigini lavorando con loro e insieme ai nuovi docenti della Primaria. Analogamente, magari per un tempo più breve, i docenti della Primaria affiancano i loro ex alunni e li presentano a quelli della Secondaria di 1^ grado. E stanno insieme.
Quando poi si riuscirà davvero a rientrare negli istituti scolastici per tutti (alunni e adulti della scuola) diventerà indispensabile trovare spazi e tempi per parlare delle proprie emozioni, delle proprie paure, del perché degli eventi, della precarietà dell’esistenza. Magari guidati da psicologi.
Ai miei alunni vorrei regalare momenti all’aperto per fissare l’orizzonte e recuperare e rimpossessarsi degli spazi lontani ed infiniti. L’emergenza sanitaria e la didattica a distanza ci hanno costretti a fare i conti con le quattro mura.
E quando sarà possibile: sfoderare sorrisi e abbracci reciproci.
In tutta questa vicenda a volte mi sembra di vivere come il sottotenente Giovanni Drogo, nel deserto dei Tartari, anche se spero di arrivare ad essere come la Babette Hersant che organizza il suo maestoso pranzo, una volta terminata questa pandemia.

Il dirigente scolastico
Pasqualina Lucini Paioni

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